Che bella idea il registro elettronico, un'idea sensata, senza dubbio, al passo con i tempi, ma certo, europea, ovvio, utile, smart, efficace...a meno che non lo si voglia fare usare a me.
Ecco.
Che poi non è un problema tutto mio diciamolo, noi Italiani siamo troppo creativi, troppo estrosi ed inventivi per limitarci a creare un mezzo semplice, chiaro ed intuitivo.
Dai.
Perché per noi scienziati, tuttologi con gli antenati nati nel Rinascimento scivolare nel Barocco è un attimo, infognarsi nel Rococò è un battito di ciglia.
Prendi un registro comune, qualche foglio di excel buttato a caso in una cartella, sistemalo un pochino secondo un ordine...sparso.
Poi mettilo in rete.
Stampa dei fogli con indirizzo Internet e numero di telefono sbagliato, password e username che funzionano solo su computer e non su cellulare.
Ma non specificare l'ultimo punto.
Poi dichiara aperte le iscrizioni per i colloqui con gli insegnanti on line.
E' fatta.
Decine e decine di mamme con il q.i. decisamente superiore al mio capiscono e si districano nelle maglie del sistema con scaltrezza e determinazione.
Poi arrivo io con la calma e l'incoscienza che mi contraddistingue.
Inadeguata come una Biancaneve in Minecraft.
Provo ad iscrivermi dal cellulare e scopro che la App non è abilitata alla prenotazione colloqui, accendo il pc di casa che è stato assemblato dieci anni fa (l'equivalente di "ai tempi di Carlo Magno") e trovo perfettamente inutili password e username, dopo tre telefonate in segreteria, passando per tutte le scuole del circondario e relativi bidelli gentili ma altrettanto inconsapevoli, scopro che il sistema ti sbatte automaticamente nel registro area insegnanti e, chiaramente, lì non entri, ma non c'è un pulsante che ti porta automaticamente nell'area genitori.
Alla fine trovo l'area genitori passando da Google, pazzesco.
Risultato?
Tra due settimane ho il mio primo e unico colloquio di questo quadrimestre, naturalmente con l'unica insegnante rimasta disponibile, quella di ginnastica.
Un figlio adolescente è un esperienza debilitante in ogni periodo storico, ma un figlio adolescente dipendente da giochi elettronici è qualcosa che le nostre nonne non avrebbero potuto spiegarci né spiegarsi. Nel tentativo di distrarlo si studiano tutte, si parte dalla ragionevole passeggiata pomeridiana, quella che si conclude con il gelato che piaceva tanto a noi figli degli anni settanta, fino a coprirsi di ridicolo offrendogli giochi come quando era un bambino, cioè ieri, soltanto ieri. Le litigate sono all'ordine del giorno, quando va bene, scandiscono le ore del giorno quando non va affatto bene, ma è la normalità. La minaccia della "punizione esemplare" arriva ogni giorno dopo il primo o al massimo secondo conflitto sul campo e il campo di battaglia, normalmente, è quel metro quadro di soggiorno davanti alla tv dove si muove il giocatore incallito di PlayStation. Una guerra verbale che diventa un vero corpo a corpo quando l'adolescente si rifiuta di posare ...
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